sabato 23 dicembre 2006

Auguri

Auguri di Buon Natale a tutti i visitatori!

martedì 19 dicembre 2006

Rapporto immigrati e lavoro.

From Livorno, ci arriva la scaletta del gruppo di Michelangelo Sarti sul rapporto fra lavoro ed immigrati:

Lavoro e immigrati


Scaletta


Introduzione al tema lavoro e immigrati fonte IRES, Caritas e Migrantes
breve cenno sull’azienda(dove si trova, di cosa si occupa) in cui lavora l’immigrato intervistato
intervista all’immigrato
intervista al suo datore di lavoro
musica di sottofondo



domande all’immigrato

nome, età
il tuo lavoro
che tipo di contratto
hai svolto altri lavori prima di questo?se sì, che tipo di contratto?
la tua storia…
come sei riuscito a trovare questo lavoro e i lavori che hai svolto
il tuo tempo libero…
conosci immigrati che lavorano?se sì, cosa dicono del loro lavoro
cosa pensi dell’immigrazione
hai la famiglia qua con te? se no, il tuo datore di lavoro ti concede permessi per andare a trovarla
credi che si fidi di te il tuo datore di lavoro?Perchè si. Perché no
sei mai stato vittima di discriminazione da parte del tuo datore di lavoro e/o da parte dei tuoi colleghi
sapevi che gli immigrati sono destinati ai compiti più duri nonché agli orari maggiormente disagevoli? Cosa ne pensi?
sapevi che gli immigrati si infortunano più degli italiani?cosa ne pensi?


Domande al datore di lavoro


nome, età
quanti immigrati nella tua azienda
hai accettato con diffidenza la richiesta di lavoro da parte di un immigrato?se sì, perché?credi che il lavoro di un immigrato sia meno produttivo
che contratto hai stipulato con loro
tendi ad attribuire all’immigrato mansioni più pesanti e più rischiose
affideresti ad un immigrato con le competenze per farlo(laurea per esempio)un incarico di grande responsabilità, d’immagine e/o da manager per esempio, nella tua azienda
avresti problemi ad avere come socio/soci immigrati?se sì perchè
cosa pensi dell’immigrazione
nel 2003 gli infortuni sul lavoro hanno riguardato 44 italiani e 57 stranieri su mille.
sapevi che gli immigrati si infortunano di più sul lavoro? perché secondo te gli immigrati si infortunano di più sul lavoro?sono, per così dire, più sbadati oppure devono sopportare carichi di lavoro maggiori rispetto ad un italiano?

Le domande elencate non sono state messe nell’ordine in cui verranno fatte

Donne e Lavoro

Ed ecco arrivare anche la scaletta dalla rossa Rachel Nelly, sul suo servizio "Donne e lavoro":

Scaletta “ Le donne nel mondo del lavoro”

- Titolo originale inerente alla nostra trasmissione
- Breve introduzione all’argomento da trattare, con elenco veloce delle tipologie di lavori svolti dalle donne, da far ascoltare
durante la presentazione nel momento più opportuno.
- SCHEDA 1 Lavoro part-time
Rapporto lavoro famiglia
Tipo di contratto
Orario di lavoro
Stipendio

- SCHEDA 2 Dati di:
Donne in carriera
Discriminazione uomini/donne
Disoccupazione

- Una o più interviste (da decidere) a donne che lavorano part-time, con domande approfondite

San Precario

Giulia Pelligrini ci ha spedito la scaletta del suo gruppo, che si occuperà del precariato. Eccola a voi:



- lettura della preghiera di San Precario (voce celestiale con sottofondo musicale altrettanto celestiale);
- informazioni sulla vita del santo (voce e base mistica);
- il precariato: dati eclatanti, le sue cause… ;
- 1° intervista: “san precario e il suo movimento”, “siamo un metabrand: serpica naro” (telefonica);
- 2°intervista: “storie di vita precarie”;
- sondaggio per strada (opinione pubblica);
- annunci di lavori ironici:
Citiamo una frase di Kennedy: "Non chiedere cosa il "Mondo del lavoro" può fare per te. Chiediti: «Cosa posso fare io per il mondo del lavoro?»"
- Insegna vivente. Pro: non si hanno responsabilità. Contro: lavoro sconsigliato a chi non ha pazienza e resistenza fisica; avvantaggiato invece chi ha frequentato corsi di mimo
- Consulente per arrivare primo su Google. Amate compiacere il prossimo e assecondarlo in ogni richiesta? Ecco il lavoro ideale per voi. Pro: per chi ama arrivare sempre primo. Anche al bagno. Contro: se detestate raggiungere tutto al primo colpo;
- A Palermo mi sembra che il comune abbia ingaggiato delle persone per contare le vie e i relativi cassonetti e altri operai che controllino che i primi stiano svolgendo il loro lavoro.

- Stimolatore di capezzoli....ho letto su una rivista che JLo durante le riprese del video "Jenny from the block" aveva richiesto una persona che le stimolasse i capezzoli per apparire più sexy nel video.
- Collaudatori di materassi!
- personaggio caricatura del tipico precario.

venerdì 15 dicembre 2006

Scaletta per il paradiso:Lavoro Fisso

Sulla sinistra la prima scaletta del gruppo che si occupa di lavoro fisso. Vedremo evolversi questa ed altre scalette. la scaletta dovrebbe essere la prima cosa che si fa quando ci si accinge a realizzare un servizio ma non finisce lì. La regola di W.C. è a) ricerca sul tema b) scaletta c)interviste d) editing. In pratica però, la scaletta viene rifatta durante tutto il lavoro: diventa più precisa, cambia l'impostazione del servizio, aiuta ad ordinare il materiale raccolto prima di passarlo nell'audioeditor. Le scalette: uno strumento utile, basta non passarci sotto che porta sfiga.
Il dilemma ora è come procedere nel postarle . Un post per ogni servizio? Un post collettivo? Boh! per ora qui sotto mettiamo altro materiale del gruppo "lavoro fisso". Per le altre, un po' di pazienza, sperando che i quattro cavalieri dell'apocalisse (loro sanno a chi mi riferisco), si dedichino con assiduità maggiore alla cura di questo spazio.


"Idee su come impostare il servizio radiofonico gruppo Carenza – lavoro fisso statale"

Durante l’assegnazione dei servizi il nostro, ossia lavoro fisso statale, ci sembrava il più semplice, anche se quello sulle donne ci intrigava molto (essendo noi 5 ragazze). All’inizio siamo partite in quarta…abbiamo subito buttato giù la scaletta, abbiamo trovato la persona adatta a fare l’intervista (il prof delle superiori di Marghe), abbiamo buttato giù le domande per il nostro piccolo sondaggio/ inchiesta…peccato che poi ci siamo arenate.

Il vero problema è quello di non rendere il servizio troppo palloso, statico. Tutte vogliamo qualcosa di divertente e frizzante, che non contenga paroloni e che possa essere a prova di giovane…ma come facciamo????

A Marty scatta l’idea…facciamo intervista doppia come alle iene, con due professori…l’idea a tutte noi piace, ci entusiasma molto peccato che ci viene boccia dal prof perché così siamo OffTopic, se proprio la vogliamo fare bisogna prendere un impiegato della pubblica amministrazione. Parlando con il prof lui ci da lo spunto su molte cose…per esempio ci dice di lavorare sulla polemica dei fannulloni.

Intervista ad un Professore delle superiori

1)Carta d’identità:

- nome;

- età;

- titolo di studio;

- tipo di contratto;

- da quanto tempo lavora in questo campo.

2) ci parli del suo lavoro

3) cosa lo ha spinto a scegliere di lavorare per lo Stato?

4) quando lei ha scelto questo lavoro quali erano le sue aspettative?

5) ora lei si può dire soddisfatto del suo lavoro in base alle sue aspettative professionali ed economiche?

6) ha fatto altri lavori precedenti a questo? Se si, quali, quanti e con che tipo di contratto

7) ci spieghi la gavetta per diventare insegnante: i percorsi di studio, i concorsi e tutti i problemi che lei ha riscontrato durante questo percorso.

8) attualmente è difficile farsi assumere a tempo indeterminato?

9) perché prima trovato un lavoro era quello per la vita mentre adesso si cambia lavoro una volta al mese?

10) ritiene che sia una tranquillità avere un contratto a tempo indeterminato, soprattutto se si ha una famiglia o se si ha l’intenzione di formarla?

11) ai suoi alunni raccomanda un lavoro in proprio o un lavoro fisso statale?

12) tornasse indietro rifarebbe la stessa scelta lavorativa? Perché?

13) pensa che sia cambiato il lavoro fisso statale nel corso degli ultimi anni?

14) cosa è per lei il lavoro fisso?

15) cambierebbe qualcosa del suo lavoro?

16) cosa c’è che non va nel contratto a tempo indeterminato?

17) attualmente c’è in corso una polemica che la pubblica amministrazione stia diventando una fabbrica di fannulloni, secondo lei è così? Ci sono dei fannulloni anche nella scuola?

N.B. Queste domande sono delle linee guida per l’intervista, non saranno seguite alla lettera, tutto dipenderà da come si comporta e cosa ci dice l’intervistato.

Costruire un "Flag" per microfono



Quel belloccio DI F.C. si è scatenato e invia addirittura un progetto per realizzare un "Flag".
Quello che vedete nelle immagini è stato realizzato.
Che sia un modo per inserirsi nella polemica sul logo avviata da R.N. ieri?
Cogliamo l'occasione per avvertire che stiamo mettendo a punto il nostro spazio-magazzino. Sarà bellissimo. Preparatevi ad ascoltare di tutto.

Domanda retorica: cos'è un podcast?

Hello. Il nostro smanettone di fiducia ci invia un breve testo sul podcasting. Noi lo pubblichiamo volentieri: godetevelo

Salve a tutti,

sono F.C. di Work In Progress. In primo luogo volevo fare presente qualche titolo di libri ben fatti sull’argomento “Podcasting” che io ho comprato alla Feltrinelli qui a Pisa. Tutti i libri e le guide sull’argomento, alla fine dicono le solite cose (attrezzature necessarie, links a podcast, autorizzazioni siae, software da utilizzare) però è comunque possibile trovare informazioni interessanti e consigli differenti ma allo stesso tempo utili e stimolanti.

I libri sono: Come si fa un podcast, di Alessandro Venturi – Podcasting che funziona, di Marco Traferri - Il tuo podcast, di Stefania Boiano e Giuliano Gaia.

Per chi non avesse voglia di “acculturarsi” leggendo questi libri, vi posso dare comunque qualche dritta.

Premettendo che pur essendo appassionato di musica, computer e audio, ho cominciato ad avvicinarmi al “tabù” podcast, da quando il nostro Prof. ci ha presentato il progetto che avremmo dovuto realizzare entro la fine del corso a febbraio: una trasmissione radio podcast dove trattare in modo originale e le problematiche e i vari aspetti del mondo lavorativo.

A questo punto… Cosa è un podcast? Un Podcast non è altro che una registrazione audio (in genere un mp3), realizzabile da qualunque persona con mezzi minimi (un microfono e un pc) e reperibile sul web! E voi direte:

“E dov’è la novità? Ho appena scaricato da emule 30 hits del momento da sentire nel mio lettore mp3!”

Ok. La differenza è molto semplice. Se io registro a casa mia con qualche amico una pseudo-trasmissione radio, con un pò di musica, qualche gag, un intervista, una sigla e poi la metto in rete, chi mi assicura che qualcuno possa scaricarla e ascoltarla?

Attraverso software chiamati “aggregatori” e grazie a motori di ricerca dedicati esclusivamente al podcasting, possiamo fare in modo di acquisire visibilita’ sul web, con ottime probabilità che qualcuno possa ascoltare la nostra trasmissione.

I software “aggregatori” una volta scaricata la trasmissione XXX, avvisano l’utente nel caso sia disponibile una nuova puntata di XXX, in questo modo si crea cosi’ una rete di ascoltatori che attendono nuove puntate online. L’ascoltatore una volta scaricato il podcast puo’ ascoltarlo sul proprio pc, caricarlo sul proprio lettore mp3 o masterizzarlo su un cd e ascoltarlo in auto.

Musica e materiale audio in rete: Utente - Emule - Mp3

Podcast: Utente - Podcast - Aggregatori e motori di ricerca à Ascoltatori

Il podcast è nato per tutti quelli che vogliono provare a fare radio o vogliono farsi sentire ma non hanno 100.000 € da spendere per acquistare frequenze e attrezzature. Non si può dire che una trasmissione podcast sia uguale ad una trasmissione radiofonica; non e’ esattamente come accendere la radio, sintonizzarsi su una frequenza e ascoltare, però nel suo piccolo è simile. E’ solamente necessario accendere il Pc, cercare trasmissioni interessanti sui motori di ricerca o avviare il software e lasciare scaricare i nuovi podcast disponibili. Non sarà come la radio ma almeno allarga i nostri orizzonti al di là delle 2-3 radio che ascoltiamo da anni quando montiamo in macchina e cerchiamo un parcheggio in città. E soprattutto un podcast lo si ascolta dove e quando ci pare.

Francesco Ciampi

martedì 12 dicembre 2006

Direttamente da...

Salve ragazzi!
Sono Rachele, una vostra compagna di corso e capogruppo. Vi scrivo perché mi chiedevo cosa ne pensate del simbolo che è stato scelto per il nostro blog. Che impressione vi ha fatto? Vi piace? Vi sembra inerente al lavoro che stiamo facendo?
Ve lo chiedo perché quando ne abbiamo parlato a lezione l’argomento ha suscitato un po’ di scalpore… Vi dico subito che a me non è piaciuto: appena lo guardiamo è lampante il riferimento alla falce e al martello, simboli storici del comunismo e non vorrei che il nostro blog risultasse a chi lo leggerà, qualcosa che in realtà non è. Con questo non voglio assolutamente far riferimento al mio orientamento politico, che in questa situazione è proprio fuori luogo, ma volevo solo farvi riflettere sul fatto che questo simbolo potrebbe portare fuori strada i nostri futuri lettori, che vedendo un martello e un microfono incrociati potrebbero pensare ad un sito comunista. In realtà questi due elementi vogliono essere solo una provocazione, in quanto dissacrano lo storico simbolo, e allo stesso modo anche il nostro blog vuole provocare e per capirlo basta leggere le prime righe. Ma chi si ritroverà a primo impatto di fronte alla prima pagina, magari senza molta voglia di leggere, capirà che siamo dei provocatori o digiterà un nuovo indirizzo per visitare qualche altro blog?
Mi piacerebbe conoscere le vostre opinioni.

Rachele Nelli

domenica 10 dicembre 2006

Lavorare con lentezza


Facciamo un programma sul lavoro, ma come radiopirati siamo piuttosto fiacchi. Tempo fa è uscito questo film di Guido Chiesa su Radio Alice. Pensavo fosse una sbrodolatura autocelebrativa e invece. Invece è un film su come provare a usare i media, quindi ci riguarda. Radio Alice aveva un telefono, un trasmettitore militare e un microfono. Stava in via del Pratello 41 a Bologna e quell'edificio fa parte del tour underground obbligatorio della città (insieme a via Zanardi, a piazza Verdi e così via). "Lavorare con lentezza" era la sigla della radio cantata da Enzo Del Re, ed è il titolo del film. Lavorare con lentezza era uno slogan e/o un'utopia. Radio Alice era la radio del movimento studentesco del '77. Di lì a poco il fenomeno delle radio libere sarebbe esploso, rivoluzionando il linguaggio stesso della radio italiana. Quelli di Radio Alice dicevano" lavorare tutti ma pochissimo e lentamente, senza fare alcuno sforzo". Cosa rimane di tutto questo nel mondo del lavoro contemporaneo? Un insegnante con un contrattino ad ore non riesce a staccare neanche una domenica dal proprio lavoro, soprattutto se ha lezione di lunedì. I muratori del bergamasco si fanno il macchinone scazzuolando 14 ore al giorno, lavorando male e imbottiti di coca (c'è stato un articolo su "La Repubblica" a questo proposito circa due mesi fa:controllatevi la data che non ne ho voglia). Sul precariato i media diffondono luoghi comuni e ricette stantie ma il problema esiste. Mentre una porzione sempre più vasta di lavoratori, neanche più necessariamente giovani (pensate all'ultimo libro di Aldo Nove. " Mi chiamo Roberta, ho quarant'anni, guadagno 250 euro al mese...") è priva di diritti, i lavoratori Alitalia scioperano per salvare l' azienda(?). La nostra ragione sociale dice che siamo una "classe inesperta". Se nessuno riesce a districare questo groviglio di problemi, perché mai dovremmo farlo noi? Abbiamo un programma di minima ed uno di massima. Quello minimo è imparare a mettere su qualche servizio decente e cucirli in una serie di podcast. Non è un programmino disprezzabile, perché per fare questo bisogna imparare a: fare ricerca sui materiali più diversi, scalettare i suddetti materiali, saper usare un microfono, padroneggiare le tecniche di intervista, distinguere fatti da opinioni, sintetizzare il tutto, editarlo tecnicamente e trasformarlo in mp3 scaricabile da questo blog. Questa roba determinerà il voto d' esame degli studenti frequentanti. Il programma di massima invece è decisamente extracurriculare. Riguarda l' impegno con il quale si cercano le storie, la capacità empatica di comprendere gli intervistati e cambiare direzione in corso d' intervista, il folle e ingenuo desiderio di descrivere un mondo che cambia usando solo suoni. Questo blog potrebbe essere il nucleo di qualcosa di potente. Potrebbe dare inizio ad una radio di ateneo che cresce anno dopo anno come una perla attorno ad un granello di polvere. Per ora è soltanto l' eco stanco delle parole di chi ci scrive, perché la qualità e la quantità degli interventi lascia a desiderare. Se è vero che non possediamo mezzi, è vero che possiamo fare legalmente ciò che trent'anni fa costò processi, manganellate e altre amenità a studenti come voi. Per chi non lo sapesse il 12 Marzo del 1977 radio Alice venne sgomberata dalla polizia in assetto antisommossa. L' irruzione dei poliziotti andò in onda in diretta, l' ultima. Durante quella trasmissione gli assediati telefonavano in diretta: alle altre radio, agli avvocati del movimento, a chiunque potesse inviare aiuti. Il telefono è l' antenato di internet e serve ad entrare in rapporto con altre persone. Noi la diretta per ora non l' abbiamo e quindi dobbiamo lavorare bene per ottenere servizi di ampio respiro, ancora validi tra un paio di mesi quando una certa radio " forse" li trasmetterà. Non abbiamo ancora diffuso l' indirizzo di questo blog proprio perché era previsto un' inizio un po' stentato. Ora dobbiamo svegliarci. Qui sotto vi metto il link allòa registrazione degli ultimi momenti di radio Alice. Questa gente aveva vent'anni quando inventava queste cose e non c'era nessun professorucolo a contratto a pregarli di mettersi sotto, alcun credito in premio. Il prossimo post, parola di W.C. sarà sulle vostre scalette, e portate pazienza per questo sermone punk.
Allora ecco il sito: www.radioalice.org, dal quale abbiamo preso anche il manifesto pubblicato sopra e dove, ripeto, trovate registrazioni e trascrizioni dell'ultima diretta.

sabato 9 dicembre 2006

Per fare un podcast ci vuole un fiore

Ci vuole anche un microfono, un apparecchio al quale collegarlo (ideale il Mini disc ma va bene anche una videocamera con il tappo). Un computer con una scheda audio decente, un collegamento ADSL e uno spazio web sul quale caricare i file audio. A questo proposito ci stiamo attrezzando, compriamo un dominio e otteniamo spazio illimitato per un anno. Ci sono ottimi libri che di dedicano alla tecnica del podcasting tipo " Come si fa un podcast" di Alessandro Venturi (blog collegato: www.comesifaunpodcast.com/blog_libro.html) . Un'altro bel libro è "L'ABC del fare radio" di Marta Perrotta, più generale ma molto concreto. Ancora: "I Linguaggi della radio e della televisione" di Enrico Menduni, ma solo la prima parte. Dello stesso autore c'è "Il mondo della radio. Dal transistor a internet" che si occupa della multiforme capacità del mezzo di reinventarsi. Leggere fa bene, ma nulla sostituisce una buona pratica. Come ci siamo organizzati?
  1. Ascolto di radio parlate. Qualcuno le definisce radio "Colte", il punto è che sono radio dove la parola prevale sulla musica. Negli Stati Uniti le talk radio hanno il 18% di share ( il dato è citato a memoria e potrebbe essere leggermente diverso). Sono profondamente convinto delle possibilità di questo formato anche da noi ed il successo di radio 24 lo conferma. Oggi ha quasi due milioni di ascoltatori ottenuti affrancandosi dalla pallosissima formula iniziale per dare spazio alle emozioni, agli approfondimenti culturali e anche a un po' di musica ( "I Magnifici":biografie di musicisti, praticamente un plagio di "Storyville" di radiotre). L' emblema del cambiamento di radio24 sè racchiusa nel nuovo slogan: "LA PASSIONE SI SENTE". Avete mai provato a convincere dei post adolescenti ad ascoltare programmi come "Il terzo anello", " Prima pagina", " Job24", " Viva voce"? Basta ordinarglielo, o farle ascoltare in classe. In classe abbiamo ascoltato anche radio documentari tratti dal sito www.radioparole.it. Il tutto per dare alla W.C. qualche nozione di linguaggio radiofonico, in un corso troppo breve per non essere caotico.
  2. Esercitazioni. Registrate un paesaggio sonoro della città che lavora. Realizzate un' intervista da un minuto sul lavoro di ieri e quello di oggi. raccogliete la storia di un lavoratore rappresentativa della categoria alla quale appartiene, poi integrate l' intervista con dati generali. Abbiamo lavorato anche su sintesi e sintassi dei servizi del G.R. scomponendo articoli e riscrivendoli per realizzare schede da un minuto. Troverete nei prossimi post degli esempi di queste esercitazioni. Le difficoltà maggiori sono state nel condurre le interviste e nel mettere in relazione le storie personali con i dati relativi alla categoria di lavoratori. Parleremo di questo commentando le singole prove dei gruppi.
  3. Gerarchie interne: si gioca alla redazione. Aldo Acerbi è il direttore. Poi ci sono i gruppi che si occupano dei servizi. I capigruppo , in gran parte tirocinanti, riferiscono al direttore, con il quale svolgono un lavoro supplementare di almeno due ore alla settimana, escludendo i " compiti a casa" delle esercitazioni. poi c'è il gruppo podcast, che si occupa di queste pagine insieme al professore, ed il tecnico del suono: il buon C. Questo allievo possiede l' ottanta percento delle attrezzature che stiamo utilizzando, nonché un' autentica passione per la radio. Non è un tirocinante ma stiamo cercando di fargli riconoscere in termini di crediti il suo impegno, anche se la cosa conta poco. Di solito la prima domanda dello studente è " prof. quanti crediti ci date per questo laboratorio?" Il Prof in questione risponde sempre che il problema non è il numero il numero di crediti ma le competenze che uno acquisisce. Lo studente tende a non capire che sarà presto un disoccupato che va avanti a tirocinii da trecento euro al mese. La cosa interessente di questo progetto è che tutto si ricollega: la radio, i crediti, il lavoro sia come oggetto della trasmissione che come obbiettivo per i futuri COGNITARI ( brutta parola appresa da Sandra Burchi che definisce i precari del lavoro intellettuale). C'è un gruppo di studenti di uno sfigato corso di comunicazione che imparano metodologie di LAVORO, realizzando una trasmissione sul LAVORO che li porterà a confrontarsi con i problemi che, presto o tardi dovranno affontare: problemi di LAVORO. Questa più o meno e la Working Class. Nel prossimi post preenteremo i gruppi ed i singoli servizi partendo dall'inizio ( da dove altro?): la scaletta.

mercoledì 6 dicembre 2006

I due volti della Radio

Quando Marconi inventa il “telegrafo senza fili” pensa ad uno strumento utile ad eserciti, scienziati e naviganti. L’invenzione del triodo Audion (Lee De Forest 1906), che favorisce l’amplificazione dei suoni, dona la voce al TSF, ma la Marconi Company si oppone legalmente alla trasformazione della radio in un medium popolare, dove circolino voci, musica e notizie. David Sarnoff è il giovane dipendente della Marconi Company che ha intercettato l’S.O.S. del Titanic nel ‘12. Il giovanotto è sveglio e brucia le tappe, diventando “vicedirettore del traffico” nel 1914. All’epoca le radio sono tutte ricetrasmittenti e Sarnoff ha un’idea: perché non separare le due funzioni? Da un lato un solo potente apparecchio trasmittente e dall’altro una miriade di piccoli, economici apparecchi riceventi. Quando il giovane David propone alla sua azienda di produrre queste “Music Box” riceve un netto rifiuto: “trasformare un prezioso strumento scientifico in una scatoletta per canzonette? Giammai!” gli risponde il Vecchio Rinco, tutto preso a farsi fotografare in divisa da capitano di lungo corso. Sarnoff se ne va e qualche anno dopo fonda la RCA, azienda chiave nello sviluppo della radio come la conosciamo. Nel frattempo negli Stati Uniti nasce una vivace comunità di radioamatori, smanettoni vintage che si costruiscono da soli gli apparecchi. Uno di questi è Frank Conrad di Pittsburg, Pennsylvania (che nome esotico per uno stato, se ci pensate). Gli anni dieci in America: eroina legale, emigranti da tutto il mondo, il jazz appena nato e l’industria del cinema che comincia a svilupparsi; praticamente il paradiso in terra…ma torniamo ai radioamatori. Nella primavera del 1919, Conrad comincia a trasmettere dischi con il suo apparecchio, così per gioco. Immediatamente gli arrivano più di mille richieste di dediche da parte degli altri radioamatori. La notizia giunge alla stampa ed il negozio locale della “Westinghouse” si offre di sponsorizzare il programma: è la nascita del broadcasting. La stazione si trasferisce dal garage di Conrad e diventa la prima radio della storia (con il nome di“ Westinghouse” poi cambiato in KDKA). Una nota: all’inizio la radio non vive di pubblicità. I programmi gratuiti servono a spingere la vendita d’apparecchi, che diventano sempre più numerosi ed economici. Nel 1921 ce ne sono 50.000 , nel 1924 1.500.000. Solo quando il mercato è saturo comincia la pubblicità radiofonica, ma questa è un’altra storia. In Europa il movimento dei radioamatori viene stroncato durante la prima guerra mondiale, quando le ricetrasmittenti vengono requisite per motivi di sicurezza nazionale “ Du Komunika con nemico ya?”. Negli anni ‘20 il fascismo crea consenso grazie alla radio di stato Uri, poi Eiar, ora Rai. E’ noto l’interesse di Goebbels per le comunicazioni di massa, ed anche la propaganda nazista sfrutta le potenzialità del nuovo mezzo. Bene. Tutta questa storiella ha una morale. La radio ha mostrato da subito il suo duplice volto: radioamatori e nazifascisti, anarchia e controllo sociale, libertà e oppressione. Saltiamo una novantina d’anni ed eccoci qui. La morte della radio è stata annunciata spesso ma la "Music box" ha saputo reinventarsi. Oggi l’integrazione con internet è cosa fatta. Tutte le radio importanti trasmettono in streaming ed hanno un sito che offre servizi di varia natura. Il podcast è uno strumento dalle potenzialità solo parzialmente esplorate. Programmi fatti da semplici amatori raggiungono vette di gradimento, superando famose e pubblicizzate trasmissioni commerciali. Tutto ciò fa pensare ai gloriosi tempi delle radio pirata dai nomi di donna che hanno massacrato la BBC trasmettendo rock & roll dalla Manica, durante la prima metà degli anni sessanta. Da un punto di vista teorico possiamo chiederci cosa succede al linguaggio della radio. Mi riferisco al rapporto del podcast con il palinsesto/formato della radio d’origine, se ce n’è una. Scarichi i programmi dalle fonti più disparate e te li risenti quando vuoi. Una radio ha una sua coerenza interna che viene scardinata dal podcasting. Dentro “l’aggeggino” convivono, ad esempio, due puntate di Sciambola, una dello Zoo di 105, l’ultimo e.p. di Robbie Williams scaricato da Emule, Toilettecast e Lostpod. Amatoriale e professionale insieme. E’ come il videoregistratore? Non direi. Il download è molto più semplice del VHS mentre è completamente diverso l’utilizzo dell’apparecchio. Non è più una questione di scelta “ alla carta” come nel dibattito teorico sulle T.V. tematiche all’inizio degli anni novanta. L’I-Pod diventa estensione del corpo e dell’anima un po’ come i cellulari con i quali è destinato a fondersi. Ecco che nascono palinsesti ESISTENZIALI, non saprei come altro definirli (e scusate l’enfasi). Forse queste personalizzazione estrema è figlia degli ultimi cinquant’anni di storia della radio. Con l’avvento della tivvù negli anni cinquanta, la radio si rivolge a target specifici. Pensate ai teen ager, scoperti dal marketing in quegli anni. Oggi l'attenzione si sposta dalla categoria al singolo. Dall’adolescente generico a quel tipo con la maglietta degli Exploited e il naso a patata che incontro sempre davanti all’edicola. La persona è il punto di riferimento della radio contemporanea, e non ce ne sono molti altri. La stessa natura del mezzo diventa poco chiara. Una volta la radio si ascoltava, e basta. Come definire le incursioni di Fiorello in Tv o le webcam negli studi radiofonici? “D.J. chiama Italia” è l’esempio estremo, in onda dall'antenna radio, in streaming dal sito Internet, su D.J.T.V. ( satellitare) e su All Music.
C’è il video ma misteriosamente è sempre radio. Possibilità, transizioni, e noi in mezzo. Non mancano nubi all'orizzonte. I publicitari si stanno accorgendo delle potenzialità del podcast come strumento di marketing e presto circolerà paccottiglia sponsorizzata che intaserà i vostri apparecchi. Il problema si intreccia con quello della privacy. Se la radio si sta personalizzando, la pubblicità fa lo stesso. Le informazioni personali che si possono ricavare dalle navigazioni in rete sono tante e vengono vendute a caro prezzo da compagnie specializzate nella loro raccolta. Il nuovo marketing si rivolge direttamente al consumatore ricostruendone l’identità, anche da quello che scarica nell’I-Pod. D’altra parte gli investimenti pubblicitari nel podcasting potrebbero dare soldi e visibilità a chi non ha accesso ai media tradizionali ma confeziona buoni programmi. Ancora una volta la radio può essere libertà o regime. Attendiamo commenti.

Richiesta di aiuto

Questo blog non è uno spazio destinato ad un gruppo chiuso, bensì un luogo dove parlare di radio e lavoro. Invitiamo tutti coloro che condividono questo interesse ad inviarci testi, produzioni audio, materiale grafico(solo bianco e nero), etc. Oltre ai normali commenti sotto i post, potete proporne di nuovi alla nostra mail aworkingclass@gmail.com. Sesarà il caso aspriremo un post tutto per voi. La nostra esperienza non può crescere e non può essere sufficientemente ricca se non viene alimentata da nuovi spunti di riflessione e diverse prospettive.

Che cos'è Working Class

Prima di tutto è il blog che avete davanti non è il primo blog didattico del mondo, ma ha una peculiarità. Qui non troverete le trascrizioni delle lezioni ma una sorta di cantiere del laboratorio-trasmissione: esercitazioni, interviste, scalette, jingle, discussioni sui due argomenti che ci interessano: la radio e il lavoro. Invece di postare i nostri compitini in bella copia troverete gli errori, le prove, le strade senza uscita che imboccheremo. Questo renderà tutto ciò caotico ma più utile. Working Class è anche il titolo della nostra trasmissione. Notate il triplo senso “ classe di studenti al lavoro” e “ classe lavoratrice” e il terzo scopritelo da soli! Che radio vogliamo fare? Inchieste, interviste, molti suoni d’ambiente satira e parodie. La classe è stata divisa in gruppi e ad ogni gruppo è stato assegnato un tema-servizio. Questo blog non è una testata giornalistica e contiene opinioni personali degli autori. Trattandosi di una classe di comunicazione vorremmo evitare i luoghi comuni da talk show. Almeno questo.

Chi siamo

Siamo il laboratorio di radio del Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione a Pisa. Avete presente “ Facoltà di Frequenza” , la radio dell’Università di Siena? Ecco, non c’entriamo niente. Il C.d.L. è povero e non ci ha dato nulla. Computer, microfoni, software, minidisc, cd, lucidi, caffé caldo: tutta roba nostra, comprata o prestata. All’inizio del laboratorio siamo senza esperienza, ma anche affascinati dalla radio. Siamo naif e non ce ne vergogniamo. L’insegnante Aldo Acerbi, autore e conduttore radiofonico, ha pensato di usare l'assenza di strumenti adeguati per un esperimento comunicativo: trasformare un limite in punto di forza. Ispirati da Radio Veronica e da Radio B-92, vogliamo amplificare la nostra voce anche senza avere un’antenna. Comunicazione Povera, Guerrilla Marketing, punk, come volete chiamarlo… il succo è ottenere buoni risultati senza soldi. Realizzeremo un programma in podcast sul tema del lavoro che si chiama come questo blog: Working Class.